Indici sismici, i 'numeretti' adesso sostituiscono le parole. C'è il dovere di decidere, e subito

TERAMO – Manca un mese all’anniversario della prima scossa, quella del 24 agosto, che inaugurò un periodo tremendo, uno sciame sismico che ha terrorizzato un’intera popolazione e cambiato forse per sempre le abitudini e i costumi di un territorio. E tra poco più di un mese si torna a scuola, quella scuola che da subito è stata al centro delle argomentazioni, delle proteste, dei confronti anche duri, su quanto fossero sicure quelle strutture dove ogni mattina i nostri figli fanno lezioni e trascorrono oltre metà del loro tempo quotidiano. Cosa è cambiato da allora? Niente. Un’amministrazione che avrebbe dovuto gettarsi a capofitto nell’unica priorità possibile, con tutto il rispetto per altre necessità ed esigenze, ha continuato a rinviare, rinviare. E l’ultima trovata per non prendere ancora una volta di petto il problema è quella di consegnare alla stampa, assieme al prospetto da tregenda sugli indici sismici, una ‘legenda’ per spiegare che la lettura di quegli indici va fatta con un certo crisma: in soldoni, non permettevi di dire che un indice di 0,1 non è ottimo… Ovvero, per ‘traghettare’ ancora una volta il problema verso acque meno agitate – leggasi non decidere ancora oggi -, si consiglia di interpretare questi indici sismici come discreti, se letti in un concetto complessivo di sicurezza, che sono sottomessi a parametri troppo stringenti e alle correnti di pensiero ingegneristiche.
Se all’inizio dell’anno scoprire uno 0,6 di vulnerabilità sismica era considerato successo insperato, oggi si sdogana addirittuda uno 0,1 come indice di sicurezza. Lo sarà pure, forse, ma non aiuta sapere che averlo drammaticamente scoperto – intanto con grande ritardo visto che questa attività di rilevamento andava fatta nel 2008 e poi ancora entro  il 2013, sicuramente all’indomani del 24 agosto-30 ottobre – oggi, non smuoverà una foglia sul fronte delle decisioni, delle scelte, che una amministrazione comunale ha il dovere di fare.
Perchè adesso il mantra è quello della mancanza di fondi. L’ordine interno è di far passare i famosi ‘numeretti’, tanto esorcizzati dal sindaco Brucchi in questi mesi, come ‘indici di programmazione’… Ancora? Crediamo sia giunto il tempo di non fare più l’elencazione dei luoghi indicati per realizzare i poli scolastici – ancora ieri: San Giuseppe, D’Alessandro… ma non era stato ripetuto mille e mille volte? -, quanto di agire. Basta con le parole, fate i progetti, fate i bandi, fate le gare, cominciate ad abbatere, a costruire o ricostruire, ad organizzare, a decidere una volta tanto. La clessidra corre, il tempo stringe e i ragazzi hanno diritto ad avere risposte dalla loro città.